giovedì 18 febbraio 2016

Tutto è perfetto

Grande confusione aleggia in questo periodo di cambiamento di energie.
Da anni è in atto un risveglio di coscienza ostacolato in tutti i modi da quello che si può chiamare "il sistema" (paragonabile alla Matrix del film).
La dualità regna sovrana in questa dimensione poichè si creano fazioni in ogni momento, per le cose piccole e per quelle grandi, in modi espliciti e in modi subdoli.
Cadere nella dualità è facile quando ci si identifica con una forma pensiero, un ideale, un ruolo e il "divide et impera" controlla da millenni tutto questo.
Stiamo recitando ruoli in questo gioco della vita ognuno secondo il percorso personale ma siamo tutti assieme e tutti parte della stessa squadra, nel momento in cui si crea un avversario o un nemico ecco lo stato di separazione "io e tu" che gioca forte.
Diventa quindi inutile proclamare di essere tutti uniti e connessi quando alla prima diversità siamo pronti a scagliarci l'uno contro l'altro.
Essere Uno non vuol dire che siamo tutti uguali, vuol dire che siamo parte della stessa sostanza, della stessa matrice energetica, della stessa grande famiglia, in questa vita ognuno con le proprie caratteristiche e doti.

Quando si dice che tutto è perfetto io credo e sento che sia vero.
Ognuno crea la propria realtà: grazie ai pensieri e alle emozioni si crea un campo elettromagnetico al quale l'universo risponde per risonanza.
Andiamo ad imprimere nella matrice energetica ciò che siamo e questo viene restituito sotto forma di materia ed esperienze.
Le anime prendono accordi in un'altra dimensione per vivere esperienze in questa: dalla nascita a quelle più grandi e significative della vita, ma questo viene dimenticato oltrepassando "il velo di Maya".
Dal pancione fino ai 13 anni più o meno assorbiamo condizionamenti di ogni tipo poi l'inconscio ripropone ciò che non ha capito per guarirlo, le ferite interiori reclamano amore, e attiriamo a noi ciò che ci serve per crescere e che corrisponde quindi al nostro mondo attuale.
Momento per momento.

Veniamo ad ora, alla situazione attuale: tutto è in fermento, molta confusione aleggia ovunque. Sembra che il mondo stia impazzendo tra guerre, crisi economiche, carestie e tempo sfasato senza più riferimenti. E dove può essere la perfezione in tutto ciò?
Nel momento in cui diventiamo consapevoli del fatto che la materia si crea partendo dall'energia e che la realtà si crea partendo dai pensieri, diamo un'occhiata alla nostra quotidianità.
Quanta attenzione diamo alla negatività? Quanto seguiamo i telegiornali i quali fanno parte della grande manipolazione mediatica, crediamo davvero che siano fonti di informazione? Se guardiamo un telegiornale osservando tutto da un punto di vista diverso dal solito, distaccato, cosa vediamo? Notizie terribili, non una positiva, non una che racconti il bello del mondo.
Quindi la perfezione sta nel fatto che ogni cosa è perfetta e rispecchia la coscienza senza scontare nulla, ricordiamoci che la coscienza collettiva manifesta in grande ciò che noi possiamo fare in piccolo.
Ma stare fermi a lamentarsi o ingiuriare chi ha organizzato tutto ciò non risolve nulla.
Combattendo CONTRO qualcosa lo si nutre solamente con le nostre energie.

Portiamo l'attenzione a noi stessi e a ciò che abbiamo dentro, iniziamo a portare la rivoluzione dentro di noi così verrà rispecchiata nel mondo.
Diamo il via ad un'ondata d'amore rivoluzionario.
Il momento è propizio.

"Se hai fiducia accadrà sempre qualcosa che aiuterà la tua crescita. Otterrai ciò di cui hai bisogno, e lo avrai al momento giusto, mai prima. Lo ottieni solo quando ne hai bisogno, e non c'è mai nemmeno un attimo di ritardo. Quando ne hai bisogno, lo ottieni, immediatamente, istantaneamente!
Questa è la bellezza della fiducia.
A poco a poco impari che l'esistenza continua a provvedere per te, che l'esistenza si prende cura di te. Non vivi in un'esistenza che è indifferente,che ti ignora. Ti preoccupi senza motivo; hai tutto ciò che ti serve. Quando hai imparato l'arte della fiducia, tutte le preoccupazioni scompaiono." Osho

Avere fiducia in noi stessi, nel nostro potere creativo e nell'universo ci permetterà di crescere, evolvere e creare un mondo nuovo pieno di amore.
Lavoriamo su noi stessi, osserviamoci in piena presenza, diventiamo maghi alchimisti per trasformare il nostro piombo in oro, camminiamo sulla via del risveglio.
Questo è ciò che ci auguro.
Ognuno con i propri tempi ma tutti per mano.

mercoledì 10 febbraio 2016

Padre Ricco Padre Povero

Ecco dei brevi spunti tratto dal libro "Padre Ricco Padre Povero" di Robert T. Kiyosaki.
Una storia che consiglio a tutti di leggere per mettere in atto un cambio di prospettiva.

…Uno dei motivi per cui i ricchi diventano ancor più ricchi e i poveri più poveri, mentre il ceto medio continua a indebitarsi, dipende dal fatto che non si insegna la materia del denaro a scuola, ma a casa. La stragrande maggioranza della gente riceve i primi rudimenti finanziari dai genitori. Cosa può dire un genitore povero a suo figlio? Di solito, gli consiglia: «Non abbandonare la scuola e studia molto». Il ragazzo potrebbe anche laurearsi con ottimi voti, ma avrà sempre una mentalità economica da persona indigente, quella che ha appreso da piccolo. A scuola non esiste una materia definita “denaro”. I programmi scolastici vertono sull’erudizione personale e sulle abilità professionali, non sui concetti finanziari. Ciò spiega perché perfino banchieri, medici e ragionieri brillanti, con buoni voti scolastici, possano trascinarsi in difficoltà economiche per tutta la vita. Il nostro spaventoso debito nazionale è dovuto in gran parte all’opera di politici e funzionari governativi intelligenti e istruiti che assumono decisioni finanziarie senza aver mai seguito corsi di economia monetaria.

...Dal momento che ho avuto due padri molto influenti, ho imparato da entrambi. Ho dovuto riflettere sui consigli di ciascuno e, così facendo, ho capito quali sono la forza e l’effetto dei pensieri sulla vita che si conduce. Per esempio, uno di loro era solito dirmi: «Non me lo posso permettere». L’altro mi proibiva addirittura di usare quella frase; preferiva che dicessi: «Come posso permettermelo?» Il primo formulava un’affermazione, il secondo insisteva affinché mi ponessi una domanda. Da una parte mi si lasciava nei guai, dall’altra mi si obbligava a meditare. Il padre che sarebbe presto diventato ricco mi spiegava che la frase “non me lo posso permettere” comporta l’automatica cessazione del funzionamento cerebrale. Con la domanda alternativa (“Come posso permettermelo?”) si mette all’opera il cervello. Con ciò, non intendeva sostenere che potessi comprarmi tutto quello che volevo. Era solo un fanatico dell’esercizio della mente, il più potente computer che vi sia al mondo. «La mia mente si rafforza ogni giorno, perché la tengo in allenamento. Più diventa forte e più denaro posso accumulare», soleva dire. Secondo lui, ritenere meccanicamente di non “potersi permettere una cosa” equivaleva a dare segno di pigrizia mentale. Sebbene entrambi lavorassero di gran lena, notavo che uno di loro, quando si trattava di denaro, aveva l’abitudine di smettere di far funzionare il cervello, mentre l’altro lo esercitava sempre. A lungo termine, ne conseguì che un padre si è rafforzato a livello finanziario e l’altro si è indebolito. Più o meno quello che succede a chi si reca regolarmente in palestra rispetto a chi preferisce restare sul divano del salotto a guardare la TV: una sana esercitazione fisica corrobora la salute. Del pari, un adeguato lavorìo mentale consolida le possibilità di arricchimento. La pigrizia danneggia la salute e la tasca.
I miei due padri adottavano atteggiamenti mentali contrapposti. Uno riteneva che i ricchi dovessero pagare più tasse affinché anche i meno fortunati avessero una buona assistenza sanitaria. L’altro ringhiava: «Le tasse puniscono chi produce e premiano chi non produce».
Un padre si raccomandava: «Studia molto, così troverai una buona azienda che vorrà assumerti». L’altro padre mi diceva: «Studia sodo, così potrai trovare un’ottima azienda da comprare».
Uno dichiarava: «Non sono ricco perché ho voi sulle spalle, figli miei», l’altro affermava: «Il motivo per cui devo essere ricco siete voi, cari figliuoli». Il primo escludeva l’argomento del denaro e degli affari dalle discussioni serali attorno alla tavola, mentre mangiavamo, il secondo invece le incoraggiava. Uno diceva: «Quando si tratta di soldi, fate attenzione, non rischiate»; l’altro proclamava: «Imparate a gestire il rischio».
Uno credeva fermamente che «la casa in cui viviamo è il nostro più grande investimento, il bene maggiore di cui disponiamo»; il secondo diceva: «La mia casa è un passivo; se la vostra casa è l’investimento maggiore che avete fatto, siete in un mare di guai».
Tutti e due pagavano tasse e bollette entro la scadenza, però uno le saldava come prima cosa, l’altro come ultima cosa. Uno credeva che un’azienda, o lo Stato, si sarebbero presi cura di noi e dei nostri bisogni. Si interessava sempre agli aumenti di paga, ai piani pensionistici, agli accantonamenti per l’assistenza sanitaria, alle indennità per malattia, ai giorni di ferie e alle altre gratifiche accessorie. Era impressionato da due suoi zii che si erano arruolati nell’esercito e avevano potuto andare in pensione, con il pacchetto completo di diritti per tutta la vita, dopo appena vent’anni di servizio. Gli piaceva l’idea dell’assistenza sanitaria e dei privilegi dello spaccio militare che l’esercito estendeva ai suoi pensionati. Inoltre, apprezzava gli incarichi di ruolo del sistema universitario. A volte, l’idea dei benefici professionali e della protezione lavorativa per tutta l’esistenza sembrava più importante dell’occupazione in sé. Spesso mi diceva: «Ho lavorato duro per lo Stato e ho diritto a tutti questi privilegi». L’altro credeva nella totale autonomia finanziaria. Inveiva contro la mentalità dei “diritti”, specie perché essa stava creando individui deboli ed economicamente bisognosi. La sua simpatia era per la competenza finanziaria. Un padre faticava a risparmiare qualche dollaro al mese, l’altro creava investimenti. Uno mi insegnava a scrivere un curriculum vitae con tutti i crismi di modo che potessi trovare un buon lavoro. L’altro mi insegnava a redigere piani finanziari e commerciali così da creare nuovi posti di lavoro.
Essendo il prodotto di due forti mentalità paterne, ho avuto l’onore di osservare le conseguenze che produce sulla vita un modo di pensare tanto divergente. In realtà, le persone si creano un’esistenza che corrisponde a come la immaginano.
Per esempio, il padre povero mi ripeteva: «Non sarò mai ricco», e quella profezia si è avverata. Per contro, il padre ricco faceva sempre riferimento a se stesso come persona abbiente. Soleva dire: «Io sono ricco e chi è ricco non fa così». Perfino quando si ritrovò al verde a causa di una grave crisi finanziaria, continuava a considerarsi ricco. Si schermiva affermando: «C’è differenza tra essere poveri ed essere al verde: “povero” è per l’eternità, “al verde” è una situazione temporanea».
Il padre povero diceva anche: «I soldi non mi interessano», oppure: «I soldi non contano niente». Il padre ricco diceva sempre: «Il denaro è potere».
Il potere mentale è difficilmente misurabile ma, fin da ragazzo, sapevo quanto fosse importante prestare attenzione ai pensieri che nutrivo e alla maniera in cui li esprimevo.
Mi rendevo conto che il padre era povero non a causa della quantità di denaro che guadagnava, che non era affatto trascurabile, ma a causa dei suoi pensieri e delle sue azioni. Da giovane, avendo due padri, mi sono accorto subito dell’importanza fondamentale dei pensieri da privilegiare. Chi avrei dovuto ascoltare: il padre ricco o quello povero?
Quantunque tenessero entrambi in gran considerazione la cultura e l’istruzione, i miei due punti di riferimento non concordavano su ciò che fosse essenziale imparare. Uno mi incitava ad applicarmi nello studio, a diplomarmi e laurearmi, che poi avrei rimediato un lavoro con un buon salario. Voleva che studiassi per diventare un professionista (avvocato, commercialista o dottore in scienze economiche). L’altro mi spronava a studiare per essere ricco, per capire come funziona il denaro e imparare a farlo lavorare per me. «Io non lavoro per i soldi!» era un frase che ribadiva in continuazione. «Sono i soldi a lavorare a per me!»

...Il denaro è una forma di potere. Ciononostante, ancor più potente è l’istruzione finanziaria. I soldi vanno e vengono, ma chi è istruito sulla loro gestione riesce a dominarli e può cominciare ad arricchirsi. La ragione per cui il pensiero positivo, da solo, non funziona, dipende dal fatto che molte persone sono andate a scuola ma non hanno mai appreso come agisce il denaro, sicché sprecano la vita a lavorare per i soldi.


….In quel momento, mio padre..si fermò e disse: «Ragazzi, siete poveri solo se rinunciate. La cosa più importante è che avete fatto qualcosa. La maggior parte della gente si limita a parlare, sognando di diventare ricca. Voi vi siete attivati. Sono molto fiero di voi due. Lo ripeto: continuate così, non lasciate nulla di intentato».

…«Perché? Insegnare significa forse parlare o tenere un discorso?», replicò. «Sì, proprio così».
«Ma così ti insegnano a scuola», precisò ridendo. «Non è come insegna a fare la vita che, secondo me, è la miglior maestra. La vita reale non ti rivolge quasi mai la parola, più che altro ti pungola, ti sballotta. Ogni botta è la vita che dice: “Sveglia, c’è qualcosa che desidero insegnarti”».…«Se imparerai le lezioni che ti dà la vita, te la caverai bene. In caso negativo, la vita continuerà a punzecchiarti. La gente si comporta in due modi: alcuni lasciano che l’esistenza li sballotti a lungo, altri reagiscono e le restituiscono i colpi. Ma li infliggono al loro capufficio, al lavoro o al coniuge. Non sanno che è sempre la vita ad agire»….«La vita ci spinge tutti. Qualcuno rinuncia, qualcun altro combatte. Alcuni imparano la lezione e progrediscono; accettano che l’esistenza li spinga, che talora li colpisca. Questi pochi comprendono che hanno bisogno di imparare qualcosa. Si impegnano, imparano e fanno progressi. La maggior parte rinuncia, alza la bandiera bianca. Altri, come te, lottano»... «Se capisci questo insegnamento, diventerai un giovanotto saggio, ricco e felice. Altrimenti, passerai la vita a maledire la tua occupazione, il tuo salario da fame, il capufficio o caporeparto, incolpandoli per i tuoi problemi. Inoltre, spererai continuamente che ti capiti un’occasione fortunata con cui risolvere i problemi finanziari»…Lui continuò: «Vi è un’altra possibilità; potresti essere uno di quelli senza coraggio, gli individui che abbandonano il campo ogni volta che la vita li pungola. Se sei fatto così, vivrai sempre cercando di metterti al sicuro, di coprirti le spalle, di fare le cose giuste risparmiandoti per un evento che non accadrà mai. Alla fine, morirai vecchio e annoiato. Anche se avrai un sacco di amici fedeli che ripeteranno quanto sei stato onesto e lavoratore. Avrai vissuto un’esistenza tranquilla a eseguire le cose giuste. Ma la verità è che la vita ti avrà sottomesso. Nel profondo del cuore, rischiare ti terrorizzava. Avresti voluto vincere, ma la paura di perdere sarà stata maggiore dell’eccitazione che ti avrebbe dato la vittoria. Dentro di te, solo tu saprai che non ci hai nemmeno provato. Avevi deciso di giocare sul sicuro».

sabato 6 febbraio 2016

Il potere della fede e la guarigione

Tratto da La Matrix Divina di Gregg Braden vi scrivo qui un pezzo per condurvi alla riflessione e portare all'attenzione un potere che tutti abbiamo.
"In una delle più note parabole sul potere della fede, Gesù usò il principio olografico per illustrare come basti una minuscola quantità di fede per spalancare le porte a un potenziale più vasto: «In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senape, potrete dire a questo monte: “Spostati da qui a là” ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile».
Tuttavia, c'è un tipo di fede che in realtà poggia su basi scientifiche molto solide e all'avanguardia, che si reggono sulle scoperte della fisica quantistica.
Come gli esperimenti hanno dimostrato, è l'atto umano di osservare qualcosa - cioè l'osservazione cosciente - che fissa al suo posto una di quelle possibilità facendone la nostra realtà. In altre parole, l'aspettativa o convinzione che abbiamo in noi mentre compiamo l'atto di osservare costituisce l'ingrediente di quella zuppa che sceglie” quale possibilità far diventare “reale” nella nostra esperienza.
L'esempio che segue illustra quanto possa essere semplice e naturale avere in noi questo tipo di fede e di convinzione interiore; inoltre spalanca le porte alle innumerevoli possibilità che un piccolo cambiamento di prospettiva può produrre, facendo un'enorme differenza nella realtà.
Alcuni anni fa ho avuto l'opportunità di assistere all'equivalente fisiologico del muovere la montagna”. In quel caso la “montagna” era rappresentata da un tumore alla vescica di una donna di mezza età considerata malata terminale. I medici occidentali le avevano diagnosticato una massa maligna che
ritenevano inoperabile. Nell'aula improvvisata dentro il salone del nostro hotel, il gruppo di cui facevo parte assiste alla proiezione di un film girato dal nostro docente quando aveva assistito alla guarigione miracolosa del tumore in un ospedale senza medicine a Pechino, in Cina.
La clinica era una delle tante nella regione che usano sistematicamente metodi di trattamento non tradizionali con enorme successo. Dopo uno scambio di saluti e le presentazioni formali, fummo preparati a ciò a cui stavamo per assistere. Il relatore sottolineò che il filmato aveva lo scopo di mostrarci che il potere di guarire è qualcosa che vive in ciascuno di noi. Non si trattava affatto di una pubblicità per la clinica né di un invito per tutti i malati terminali a precipitarsi a Pechino. Ciò a cui stavamo per assistere poteva essere realizzato proprio nell'aula in cui ci trovavamo o nel soggiorno di casa nostra. Il segreto della guarigione, egli affermò, sta nella nostra capacità di focalizzare l'emozione e l'energia sul nostro corpo fisico o su quello di una persona cara (col permesso di quella persona) in modo non invasivo e compassionevole.
La donna del filmato si era recata alla clinica senza medicine come ultima soluzione, poiché tutto ciò che aveva già tentato era stato inutile. La clinica mette l'accento sulla responsabilità personale della propria salute e propone modalità di vita nuove e capaci di affermare la vita, anziché limitarsi ad “aggiustare” le persone e mandarle a casa. Tali diversi comportamenti includono nuove abitudini alimentari, forme delicate di movimento per stimolare la forza vitale (il chi) all'interno del corpo e rinnovate modalità di respirazione. Seguendo questi semplici cambiamenti di stile di vita, il corpo dell'assistito viene rafforzato per la guarigione, che risulta possibile.
Il filmato amatoriale iniziava con le immagini della paziente, sdraiata su una sorta di barella. Era sveglia e pienamente cosciente poiché non le erano stati somministrati né sedativi né anestetici. Tre operatori sanitari in camice bianco erano in piedi dietro di lei mentre un ecografo le stava seduto davanti, reggendo in mano la bacchetta a ultrasuoni che sarebbe servita per realizzare l'ecografia che avrebbe permesso di visionare la massa all'interno del corpo della donna. Ci fu detto che le immagini non sarebbero state velocizzate, come invece si fa nei documentari sulla natura quando sì riprende la fioritura di un bocciolo di rosa, che può metterci un giorno a sbocciare, condensandola in pochi secondi. Il nostro filmato si sarebbe svolto in tempo reale, affinché potessimo assistere all'effetto vero e proprio della procedura di guarigione
svolta dai tre esperti.
Si trattata di un breve filmato, lungo meno di quattro minuti. In quell'arco di tempo, tutti assistemmo a qualcosa che, secondo gli standard della medicina occidentale, viene definito un miracolo. Tuttavia, nel contesto olografico della Matrix Divina, si tratta di qualcosa che ha perfettamente senso. Gli esperti avevano concordato una parola che avrebbe rafforzato una particolare qualità di emozione all'interno dei loro corpi fisici. Riportando alla nostra mente le istruzioni di Neville, «fate del vostro sogno futuro un fatto del presente (...) assumendo la sensazione che il vostro desiderio sia stato realizzato», l'emozione dei tre esperti era semplicemente quella corrispondente alla donna già guarita. Sebbene sapessero che il tumore era esistito nei momenti che avevano condotto a quella procedura, gli esperti riconoscevano anche che la sua presenza rappresentava solo una fra tante possibilità esistenti.
Osservando gli operatori, li sentimmo ripetere parole che somigliavano a un mantra, che suonava pressappoco così: «Già fatto, già fatto». Dapprima sembrava che non succedesse nulla. Improvvisamente il tumore cominciò a tremolare scomparendo e riapparendo alla vista, come se stesse esitando fra le realtà. La sala era assolutamente ammutolita mentre osservavamo lo schermo, immersi nello stupore. Nell'arco di pochi secondi, la massa aveva cominciato a scomparire ed era completamente svanita dallo schermo... era
sparita. Tutto il resto era lì, come lo era stato fino a pochi secondi prima - tutto, cioè, eccetto il tumore che aveva minacciato la vita della paziente.
L'ambulatorio aveva lo stesso aspetto. Gli operatori sanitari e il tecnico erano presenti e non sembrava essere accaduto niente di “agghiacciante” da nessun altra parte; solo la malattia che aveva precedentemente messo in pericolo la vita della donna, ora era scomparsa.
Ricordo di aver pensato all'antica ammonizione secondo cui, con un po' di fede, si possono smuovere le montagne. Mi ricordo anche di aver riflettuto sul fatto che prima di allora, avevo sempre pensato che far muovere le montagne fosse una metafora - ora invece sapevo che si trattava di un fatto concreto.
Usando la formula della radice quadrata dell'uno per cento, la popolazione della clinica aveva provato che la coscienza può influenzare direttamente la realtà.
C'erano in tutto sei persone in quell'ambulatorio mentre era avvenuta la guarigione (i tre operatori sanitari, l'ecografo, l'operatore televisivo e la paziente). Se applichiamo la formula, la radice quadrata dell'uno per cento della popolazione di quell'ambulatorio era pari solo allo 0, 244 di una persona!
Partendo dall'esigenza che meno di una persona avesse l'assoluta convinzione che la guarigione fosse già avvenuta, la realtà fisica del corpo della donna era cambiata.
Sebbene il numero fosse piccolo in quel caso, la formula valeva ugualmente.
Come abbiamo rilevato in precedenza, il totale è il minimo necessario per mettere in movimento una nuova realtà. Molto probabilmente, il cento per cento dei presenti in quella stanza medica avevano provato la sensazione della guarigione della donna e ci erano voluti due minuti e quaranta secondi affinché il suo corpo rispecchiasse la loro realtà. (vedi Effetto maharishi e coscienza collettiva)
Tutto riguarda esclusivamente il modo in cui concepiamo noi stessi nel campo quantistico delle possibilità.

Sapendo che tutto esiste già - dalle forme più terribili di sofferenza fino all'estasi più sublime, con tutte le possibilità che stanno fra i due estremi – scopriamo che per noi ha perfettamente senso avere il potere di far collassare lo spazio intermedio e portare nella nostra vita quelle possibilità. Lo facciamo...attraverso il linguaggio silenzioso dell'immaginazione, dei sogni e della fede."

Non serve dire altro.
Vi chiedo solo: voi quanta fede avete?