lunedì 3 agosto 2015

Come dentro così fuori

Voglio essere felice ma.
Vorrei essere felice però.
Mi piacerebbe tanto essere un giorno felice chissà.
Quando raggiungerò tale obbiettivo allora sarò felice.
Prima o poi sarò felice.

E intanto la felicità rimane sospesa in un limbo, sempre quasi ad un passo dall'esser vissuta.
Io sono felice Ora Qui ed Adesso.
Io accetto ogni cosa Ora e questo mi permette di vivere l'essenza della felicità.
Niente ma nè però niente quando allora sarò.
Ora e Adesso non potrebbe essere diverso perchè rispecchia esattamente ciò che ho dentro.
Ma io voglio essere felice!
Dentro ho rabbia? Delusione? Frustrazione? Giudizio?
Riusciamo a dare voce solo al bello che vediamo o diamo voce alla parte negativa che produce lamentele e piagnistei? Riusciamo a dare spazio alla gioia dentro di noi?
Non solo a livello di pensieri, intendo proprio riusciamo a sentire la gioia? Percepirla interamente con ogni cellula del nostro corpo?
 Agiamo come creatori consapevoli o diamo la responsabilità a qualche evento-situazione-persona esterna a noi?
Ciò che crediamo sia la causa dei nostri pensieri in realtà ne è l'effetto,
Se voglio essere felice e dentro provo tutto tranne gioia allora la felicità la vedrò sempre con il binocolo. Se voglio essere felice e dentro sono arrabbiata e me la prendo con il mondo intero come se fossi una vittima sacrificale sarà così che mi ritroverò a vivere l'intera vita.


Il nostro bambino interiore ci ripresenta continuamente le ferite da guarire, stesso copione personaggi diversi. A tal proposito vi riporto un pezzetto di un libro: Le 5 ferite e come guarirle di Lise Bourbeau.
"Creazione delle ferite e delle maschere
Quando nasce un bambino, sa nel profondo del cuore che la ragione per cui si incarna è d'essere se stesso, pur vivendo molteplici esperienze. La sua anima, d'altronde, ha scelto la famiglia e l'ambiente in cui nascere con uno scopo ben preciso; tutti, venendo al mondo su questo pianeta, abbiamo la stessa missione, quella di vivere delle esperienze fino ad accettarle e ad amarci attraverso di esse.
Fintantoché un'esperienza viene vissuta nella non-accettazione, ovvero nel giudizio, nel senso di colpa, nella paura, nel rimpianto o in altre forme di non-accettazione, l'essere umano continua ad attrarre a sé circostanze e persone che gli faranno rivivere quella medesima esperienza. Alcuni non solo la rivivono più volte nel corso di una stessa vita, ma devono reincarnarsi più volte per riuscire ad accettarla completamente.
Accettare un'esperienza non significa che diventa la nostra preferita o che siamo d'accordo con essa. Si tratta piuttosto di consentirci di sperimentare e di imparare attraverso ciò che viviamo, e, soprattutto, di imparare a riconoscere che cosa è benefico per noi e che cosa non lo è. L'unico modo per riuscirci è diventare consapevoli delle conseguenze dell'esperienza: tutto ciò che decidiamo o no, ciò che facciamo o no, ciò che diciamo o no, e persino ciò che pensiamo e sentiamo, comporta delle conseguenze.
L'essere umano vuole vivere in modo sempre più intelligente; quando si rende conto che un'esperienza provoca conseguenze nocive, invece di prendersela con se stesso o con qualcun altro, può semplicemente imparare ad accettare il fatto di averla scelta, magari inconsciamente, e rendersi conto che quella non era una scelta intelligente per lui. Se ne ricorderà per il futuro. È così che viviamo le nostre esperienze nell'accettazione.
Ti ricordo anche che anche se tu dici a te stesso "non voglio più vivere questa situazione", essa si ripresenterà; bisogna consentire a se stessi di poter ripetere più volte lo stesso errore, la stessa esperienza sgradevole, prima di riuscire a trovare la volontà e il coraggio necessari per trasformarsi. Perché non capiamo le cose fin da subito? A causa dell'ego, che è alimentato dalle nostre credenze.
Noi tutti abbiamo moltissime credenze che ci impediscono di essere ciò che vorremmo essere. Più questi modi di pensare o credenze ci fanno male, più cerchiamo di occultarle: riusciamo addirittura a credere che esse non ci appartengono più, nel qual caso per risolverle ci vorranno diverse incarnazioni; la nostra anima potrà essere completamente felice soltanto quando i nostri corpi mentale, emozionale e fisico saranno tutti in ascolto del Dio interiore.
Tutto quanto viene vissuto nella non-accettazione si accumula sul piano dell'anima la quale, essendo immortale, continua a rinascere, sotto diverse forme umane, con questo fardello in memoria. Prima di
venire al mondo decidiamo che cosa vogliamo risolvere nell'incarnazione che ci aspetta, una decisione che, insieme a tutto quanto abbiamo accumulato in passato, non è registrata dalla memoria cosciente, ovvero dalla memoria che è legata all'intelletto. Soltanto nel corso dell'esistenza prenderemo gradualmente coscienza del nostro disegno di vita, e di ciò che siamo venuti a sistemare.
Quando parlo di qualcosa che è rimasto "da risolvere", mi riferisco sempre ad un'esperienza vissuta nella non-accettazione di sé."



Prendersi cura di noi stessi equivale a prendersi cura del mondo.
Informare intorno a noi delle schifezze prodotte fino ad ora non serve a nulla se non a riempirci di pensieri negativi e paura (ancora peggio).
Puntiamo la bussola verso le cose belle e le belle emozioni, si creerà un effetto domino positivo.
Perchè non credere alla forza dell'amore, della luce e dei pensieri positivi?
Credere non sperare.
Credere e crederci con tutto il cuore.


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